L’opera della Cattedrale ripresa nella tela secentesca di Rosa a Napoli

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Si tratta della “Madonna in Gloria e i santi Rocco e Sebastiano”, realizzata da Giacomo Palma il Giovane. Il lavoro della nostra lettrice, esperta d’arte, Vittoria Petrosillo, che ha fatto una ricerca, approfondendo con il prof. Adriano Amendola.

Menzionata nelle cronache locali sin dalla prima metà del 1600, la tela Madonna in gloria e i santi Rocco e Sebastiano, di Giacomo Palma il Giovane, attualmente nella cappella dei Martiri in Cattedrale, ha da sempre goduto di grande fama. A fornire interessanti notizie sull’opera del pittore veneto, è il settecentesco volume del frate Luigi Corona, che consente di conoscere dettagliati episodi relativi alla committenza dei frati minimi, i quali fecero eseguire il dipinto come ex voto per la liberazione della città dalla peste.

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Palma il Giovane Madonna in gloria con i santi Rocco e SEbastiano altare dei Martiri Cattedrale di Monopoli
Palma il Giovane. Madonna in gloria con i santi Rocco e Sebastiano. Altare dei Martiri, Cattedrale di Monopoli

Piuttosto nota è la vicenda del conte di Conversano, Giangirolamo II Acquaviva d’Aragona, “solito andare in traccia di quadri famosi” – come scrive il cronista – il quale offrì 300 ducati alla “copia del miglior pittore”. La stessa fonte racconta che, dopo la sua collocazione nella cappella di San Rocco, molti artisti si recavano al convento di San Francesco da Paola, per eseguire copie e studi legati al dipinto di Palma il Giovane. Un recente articolo del professor Adriano Amendola, storico dell’arte, ricercatore presso l’Università di Salerno e docente a contratto presso l’ISA (Università della Svizzera italiana), getta nuova luce sul dipinto di Palma il Giovane, e consente di addentrarsi nei dettagli delle vicende storiche legate alla preziosa tela. Un disegno tratto dalla tela monopolitana, conservato nel Museo Nazionale di San Martino a Napoli, studiato dal prof. Amendola, sembrerebbe avvalorare le antiche fonti monopolitane. Il prof. Amendola, infatti, attribuisce il disegno al pittore pugliese Carlo Rosa.

Prof. Amendola, quali sono le caratteristiche dello stile di Carlo Rosa disegnatore?
Le caratteristiche dello stile grafico di Carlo Rosa sono emerse solo di recente grazie all’individuazione di un disegno in collezione privata, preparatorio per una tela raffigurante Susanna accusata dagli anziani, della quale si conosce l’esemplare conservato al Museo Pomarici Santomasi di Gravina in Puglia. Eseguito a penna ed inchiostro bruno su carta bianca, il disegno mostra quel caratteristico modo di condurre le fisionomie e i panneggi – spessi e piegati in larghe falde, cifra stilistica dell’autore e ricorrenti in varie opere pittoriche come, ad esempio, nelle pale d’altare raffiguranti San Gregorio taumaturgo e i Santi Giuseppe, Gioacchino e Anna che adorano la Vergine della Purità, entrambe nella chiesa dei Santi Apostoli di Napoli, oppure nel San Gaetano del 1652 della Cattedrale di Matera. Rosa dovette essere un disegnatore prolifico, come provano le attestazioni documentarie rese note da Strazzullo (Documenti inediti per la storia dell’arte a Napoli. Pittori, Napoli 1955), e il foglio ritrovato confermerebbe tale pratica. Egli infatti appare sicuro dei propri mezzi espressivi, tanto da delineare direttamente con la penna ad inchiostro le figure e la composizione; inoltre torna con rapide acquerellature d’inchiostro per delimitare le zone d’ombra o con minuti tratteggi per dare forma ai panneggi.

Studio a matita seppia e acquerello grigio su carta avorio collezione Ferrara Dentice Museo Nazionale di San Martino a Napoli
Studio a matita, seppia e acquerello grigio su carta avorio, collezione Ferrara Dentice, Museo Nazionale di San Martino a Napoli.

Quali sono le ragioni della rarità di opere grafiche di questo artista?
Graficamente il lessico di Rosa appare piuttosto autonomo dai suoi contemporanei, con volti caratterizzati ma non grotteschi, capace di tradurre le gamme cromatiche, con passaggi tonali di inchiostro, che a mio avviso denunciano le molteplici influenze stilistiche assorbite da Carlo Rosa durante la sua carriera. Dopo una prima maniera neo-veneta, alla quale l’artista aderisce in gioventù anche grazie allo studio degli esempi lagunari presenti nella sua terra di origine, raggiunge morbidezza di forme, incarnati lunari e contrasti chiaroscurali grazie ad un soggiorno romano, testimoniato in primis dal biografo Bernardo De Dominici e successivamente da Nicola Maria Natale, e alla permanenza a Napoli, comprovata dall’esecuzione di importanti pale d’altare. Rosa appare permeabile alle correnti pittoriche contemporanee e, pur mantenendo una chiara riconoscibilità nei volti e nelle anatomie, si accosta a seconda delle occasioni agli esiti di Fabrizio Santafede, Massimo Stanzione, Mattia Preti, Paolo Finoglio, Cesare Fracanzano ed altri artisti del suo tempo. Inoltre nella grafica di Rosa è riscontrabile un importante riverbero della corrente naturalista tutta napoletana attraverso il sapiente dosaggio della luce che porta a far emergere i volumi dei volti e delle masse anatomiche, dal quale si discosta disegnando di fantasia senza il modello umano davanti agli occhi, conferma di una consumata pratica nell’esercizio del disegno. Inoltre, la rarità delle sue opere, riguarda molta produzione artistica dell’Italia meridionale, per via delle oggettive difficoltà di studio e di catalogazione dei fondi grafici cui le soprintendenze non hanno potuto spesso promuovere per mancanza di fondi o perché impegnate a far fronte ad altre urgenze. Dunque si attende una costruzione del corpus grafico di Carlo Rosa, anche in funzione dell’avanzamento degli studi sulla produzione pittorica dell’artista compiuti in primis da Milena Loiacono, con ulteriori contributi di Francesco Lofano.

Senza dubbio il ritrovamento conferisce maggiore interesse alla fortuna visiva della tela monopolitana, realizzata nel primo decennio del Seicento.

Vittoria Petrosillo