Mastronardi: “Incidere sul futuro delle bambine con azioni che le incoraggino a studiare e ad ambire a posti di prestigio”

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Riceviamo e pubblichiamo una nota della consigliera di Manisporche in vista dell’8 marzo.

8 MARZO 2024

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Serve ancora dedicare la giornata dell’8 marzo per rispolverare la memoria collettiva, alimentare il dibattito sui social, dare visibilità alle conquiste politiche e sociali delle donne?

La domanda, frequente quanto il numero di violenze subite dalle donne, mi suggerisce qualche pensiero.

Sull’affermazione dei diritti civili sogno che le giornate commemorative spariscano perché non più necessarie. Sogno un mondo in cui ogni persona, qualunque sia la sua condizione, possa affermare se stessa nella sua unicità e irripetibilità. Echeggiano, però, profonde le parole della mia amica Lella Leoci, andata via pochi giorni fa, che insisteva nel dirmi che “la maggior parte delle donne nel mondo, vive senza poter respirare liberamente…”.

Sono una moltitudine le donne iraniane che continuano a lottare al grido di “Donna vita e libertà” contro un regime che non concede i diritti più elementari. In Afghanistan quasi 2 milioni di donne sono vedove a causa di conflitti e disastri, ormai disperate nel non riuscire a sostenere la famiglia perché impedite a uscire, a lavorare e addirittura a parlare.

Sono 20mila le donne marocchine che, sposate, con meno di 40 anni e con figli minori di 14 anni a carico, ricevono il permesso d’ingresso provvisorio in Europa per la raccolta delle fragole nella provincia di Huelva in Spagna. Le lavoratrici denunciano la bassa tariffa oraria con cui vengono retribuite, ma anche le minacce continue e le violenze sessuali perpetrate ai loro danni dai connazionali nel ruolo di caporali.

Un cammino lungo e in salita anche in Italia, dove la carriera e la retribuzione femminili stentano a raggiungere quelle maschili, dove alle donne è riservato un luogo periferico e marginale che sin da subito imparano ad abitare, dove sono silentemente inibiti ruoli e incarichi civili e religiosi.

Eppure, l’Italia deve tanto alle donne che hanno pagato col sangue la sua liberazione.

Sono 35 mila le partigiane, 30mila le patriote, 4653 le arrestate e torturate, 2750 le deportate, 512 le commissarie di guerra, 16 Medaglie d’oro, 17 Medaglie d’argento, 2900 fucilate o cadute in combattimento.

Oggi che siedo accanto ad altre 11 donne in Consiglio comunale, mi piacerebbe che tutto questo fosse raccontato alle bambine e che potessimo incidere sul loro futuro con azioni che le incoraggino a studiare e ad ambire posti di prestigio, senza lasciarsi scoraggiare dagli sguardi e dai giudizi di machismo imbelle, che puntano solo a graffiarci in quanto donne.

Maria Angela Mastronardi
Consigliera comunale
Monopoli (Bari)