Lolita boom: oltre 7milioni e mezzo di spettatori. Dai pugliesi critiche per l’accento barese

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“La circonferenza delle arance”, il primo episodio della serie giallo-rosa con Luisa Ranieri ha avuto il 31,8% di share, risultando il programma più visto del palinsesto televisivo.

Oltre 7milioni e mezzo di spettatori incollati su Rai 1 per la prima puntata della fiction con Luisa Ranieri nei panni della commissaria di Polizia Lolita Lobosco, il personaggio venuto fuori dalla fantasia e dalla penna della scrittrice Gabriella Genisi.
“La circonferenza delle arance”, il primo episodio della serie giallo-rosa, diretta da Luca Miniero, ha avuto il 31,8% di share, risultando il programma più visto del palinsesto televisivo. Nel cast ci sono anche Lunetta Savino nel ruolo della madre di Lolita e Filippo Scicchitano.

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Bari e Monopoli sono state centrali nella narrazione dei fatti di cronaca e hanno incantato per la loro bellezza. Ma tutta questa pugliesità traspariva, in maniera marcata, anche da altri dettagli: dai panzerotti a tavola, dagli sporcamuss, dalle masserie e dagli ulivi, dall’atteggiamento delle persone dalla loro accoglienza, disponibilità e dalla loro innata curiosità.

lolita11Della “città unica” si sono facilmente riconosciuti Palazzo Palmieri, sede della questura, il lungomare, il porticciolo dove i poliziotti hanno augurato buon anno a chi li seguiva in diretta intonando una canzone. Intorno a questa fiction, c’era molta attesa e c’erano molte aspettative. Il pubblico nazionale ha dimostrato di aver gradito, premiando la Ranieri e il cast con ottimi ascolti, ma i pugliesi non hanno risparmiato critiche social alla vicequestore per l’accento forzatamente barese.

E tra queste anche quella di Silvio Maselli, per anni alla guida dell’Apulia film commision. “Apre la bocca e cadono le braccia – ha scritto in un post Facebook assai condiviso sui social facendo riferimento a Lolita-Ranieri-. È come se vent’anni di affrancamento dalla lingua assurda di Lino Banfi, contro la quale abbiamo combattuto con ogni nostra forza grazie all’insegnamento di Sergio Rubini, fossero spazzati via per relegarci nuovamente nel ghetto del Sud ancestrale, immobile, arcaico, dove si parla una lingua strascicata e succedono cose da buoni selvaggi divertenti.”